Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/223

quale, poi che conosciuto m’ebbe, davanti la bella imagine del mio signore, che sopra l’ignea colonna nella gran camera dimora, di lui faccendo Imineo, per mia sposa con letizia la sposai, e con lei, dalla notte passata avanti a questa, infino a quell’ora dimorai che stamattina lo sconcio popolo sopra mi vidi legarmi con lei, quando io mi destai -.

Quando l’amiraglio udì ricordare il re Felice e dire: "la mia madre venne al mio padre di questi paesi Filocolo nel viso e disse: Ahi, giovane, non m’ingannare, scuopramisi la verità intera, come promettesti, e se tu se’ figliuolo di colui cui conti, accertamene con giuramento -. A cui Filocolo disse: Signore, per dovere de’ vostri regni la corona ricevere, io non vi narrerei se non la verità, e giurovi per la potenza degl’iddii, che oggi delle vostre mani sanza morte m’hanno tratto, ch’io sono di colui figliuolo, di cui io vi parlo -. L’amiraglio non aspettando più parole, lieto sanza comparazione, così a cavallo com’era, abbracciò Filocolo, e baciollo centomila volte: O caro nipote! O gloria de’ parenti miei! O spettabile giovane, tu sii il ben venuto. Io, fratello alla tua madre, non conoscendoti, oggi t’ho tanto offeso! Oh, che maladetta possa essere la mia subitezza! Oimè, perché avanti il subito comandamento non ti conobbi io? Tu saresti stato da me onorato, sì come degno. Io ho fatta, per ignoranza della tua grandezza, cosa da non dovere mai essere dimenticata né a me perdonata. Io non sarò mai lieto qualora di questo accidente mi ricorderò. Io posso dire che io più ch’altro uomo dagl’iddii era amato, se io avanti all’offesa t’avessi conosciuto, ben che assai di grazia m’abbiano