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18 FILOCOLO

gente, per la quale i non conosciuti cammini del tuo fratello ci si manifestino, e aiuta il tuo popolo che solo in te spera, e, sanza guardare a’ nostri meriti, con pietoso aspetto alla nostra necessità ti rivolgi, e se licito non ci è di potere la dimandata isola prendere con le nostre ancore, prenda la già non nave, sanza pericolo di noi, qualunque altro porto. Umilia il tuo fratello a cui niuna ingiuria facemmo mai, muovasi la tua pietà a’ nostri prieghi, né resistano i commessi difetti, i quali sì come uomini continui adoperiamo. E tu, o santo iddio, a cui non ha tre dì passati, o forse quattro feci debiti sacrificii, aiutaci, e la ’mpromessa fatta dalla santa bocca non la mettere in oblio. Non si conviene agl’iddii essere fallaci, né possibile è che siano; ma cessi che così la tua promessa mi sia attenuta, come quella di Giove fu a Palinuro. Io non men tosto disidero di prendere altri liti, se possibile non è d’avere questi, che per tal maniera la promessione ricevere. O santa Venus, aiutami nel tuo natale luogo. Non mi far perire là ove tu nascesti e dove tu più forza che in altra parte dei avere. Ricordati della mia diritta fede. Cessino per lo tuo aiuto questi venti, e manifestisici la bellezza del bel nido di Leda e la figliuola di Latona, e i mari, che di sé fanno spumose montagne, nelle sue usate pianezze riduci. Vedi che niuno di noi non può più; solo il vostro soccorso sostiene le nostre speranze: quello solo attendiamo. Non si ’ndugi: l’albero, le vele, i timoni e le sarte da’ venti e dall’onde ci sono state tolte. E i tuoni e le spaventevoli corruscazioni e le gravi acque cadenti da cielo e mosse da’ venti ci hanno i nocchieri e i marinari e noi vinti, e renduti impossibili a più aiutarci: in tempestoso