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vuole a colui cui Iddio vuole aiutare. Elli non possono loro nuocere, né rivederli in alcun modo.

Ascalion e ’l duca, con Dario e con Bellisano e con gli altri, ignoranti dell’andata di Filocolo, dubitando l’aspettano quella notte e ’l giorno appresso. E ritornando un’altra volta le stelle, e dopo quelle Febo, con più malinconia di lui pensavano; e venuta la terza notte, imaginando essi che là fosse andato dov’era, pieni di pensieri varii per la lunga dimoranza, s’andarono a dormire. Ma ad Ascalion, quasi più sollecito della salute di Filocolo, entrato di tale stanza in varie imaginazioni, si rivolge per la mente le future cose, e dubitando forte non avvenissero, il tacito sonno con quieto passo gli entra nel petto; e levandolo da quelle, in sé tutto quanto il lega, e nuove e disusate cose gli dimostra, mentre seco il tiene. Elli parea a lui essere in un luogo da lui mai non veduto, e pieno di pungenti ortiche e di spruneggioli, del qual luogo volendo uscire, e non trovando donde, s’andava avolgendo e tutto pungendosi. E di questo in sé sostenendo grave doglia, non so di che parte gli parea veder venire Filocolo, ignudo, tutto palido e in diverse parti del corpo piagato, e tutto livido, e di dietro a lui in simile forma venire Biancifiore, con le bionde trecce sparte sopra i candidi omeri; e correndo verso lui fra le folte spine, tutti si pungevano e delle punture parea che sangue uscisse, che tutti gli macchiasse: e giunti nel suo cospetto si fermavano, e sanza parlare alcuna cosa, il riguardavano né più né meno come se dire volessero: Non ti muove pietà di noi a vederci così maculati? -. I quali riguardando così conci, Ascalion sanza dire nulla