Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/202

venuti lieti con teco, ricercheranno dolenti, sanza te, le ragguagliate acque, e là dove me con teco credettero presentare al tuo padre, la crudele morte di noi due racconteranno: per che il tuo regno, rimanendo vedovo, con dolore in etterno ti piangerà -.

Queste parole mossero il forte animo di Filocolo, e le lagrime, lungamente costrette, con maggiore abondanza uscirono fuori degli occhi, e così le cominciò piangendo a rispondere: Quella pietà che io di me dovea avere, non m’ha potuto vincere, che io con forte animo non abbia mostrato di sostenere pazientemente il piacere degl’iddii, ma, pensando a te, ha rotto il proponimento del debole animo. Tu con meco insieme misera, per la mia vita prolungare, disideri più pene che li fati ne porgono, cara tenendo la morte, se io campassi, e fatti colpevole, dove manifestamente in me la colpa conosci. Ora in che hai tu offeso? Io ho fatto ogni male. Tu soavemente dormendoti nel tuo letto fosti con ingegni da me usati assalita, per che io debitamente morire dovrei. Io sotto giusto giudice dovria ogni pena portare: la qual cosa se fosse, e tu campassi, grazioso mi saria molto; ma la fortuna, che sempre igualmente ci ha in avversità tenuti, ora al giusto per lo ingiusto non vuole perdonare morte. Io ho con meco questo anello, il quale la mia misera madre mi donò nella mia partita, promettendomi ch’egli avea virtù di cessare le fiamme e l’acque dal giovamento della vita di chi sopra l’avesse: la virtù di costui credo che ’l mio periclitante legno, la notte che io in mare passai tanta tempesta con ismisurata paura, aiutasse. Però tienilo sopra di te: io non credo che la fortuna abbia avuta potenza di levargli la virtù, la quale se levata