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per sì picciolo spazio sanza prieghi potevamo passare, adoperando il tempo ne’ baci che si doveano finire per ischernevole morte. Oimè, ch’io m’allegrava parendomi l’agurio delle parole dello iniquo re poter prendere con effetto buono! Ma i fati, che dolente principio m’hanno sempre in ogni mia cosa donato, non consentono ch’io senta lieto fine. O vecchio re Felice o reina, nell’effetto al tuo nome contraria, con che cuore ascolterete voi il misero accidente? Or saravvi possibile a vivere tanto, che ’l tristo apportatore di tale novella abbia compiuto di dire che ’l dilicato corpo di Florio sia stato dalle fiamme consumato? Io non so, ma forte mi pare a pensare che sì. Io son certa che se voi vivete, mentre vi basterà la lingua alle parole, mai in altro, che in maledizione della mia anima non moverete quella; e se morite, fra le nere ombre sempre come nemica mi seguirete, e non sanza ragione. O iddii, consentite, se i miei prieghi niuno merito acquistano nella vostra presenza, che Florio campi, se possibile è, e io, degna di morire, muoia. La sua vita, ancora molto utile al mondo, non si prolungherà sanza vostro grande onore: la mia, che a niuna cosa può valere, perisca, e sostenga il peso del vostro cruccio. Siami conceduta questa grazia, in guiderdone della quale il mio corpo da ora v’offero per sacrificio".

Ircuscomos e Flagrareo, venuti de’ libiani popoli, nel viso bruni e feroci, co’ capelli irsuti e con gli occhi ardenti, grandi molto di persona, erano dall’amiraglio fatti capitani de’ suoi militi, e la notturna guardia della torre sotto la loro discrezione avea