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LIBRO QUARTO 15

al luogo ove, quando nella nave entrarono, aveano diliberato di riposarsi, riposti, le bocche di Zeffiro richiuse e diede a Noto ampissima via sopra le salate acque: e Nettunno in se medesimo tutto si commosse con ispiacevol mutamento. Onde dopo poco spazio i giovani, non usi di queste cose, quasi morti in tale affanno, sanza ascoltare alcun conforto, nella nave si riputavano.

Erasi Noto con focoso soffiamento d’Etiopia levato, volendo già il giorno dare luogo alla notte, e avea l’emisperio tutto chiuso d’oscurissimi nuvoli, minacciando noiosissimo tempo: e i marinari di lontana parte vedeano il mare aver mutato colore. Ma poi che il giorno fu partito, i marinari, da doppia notte occupati, non vedeano che si fare. Elli s’argomentavano quanto potevano di prendere alto mare e di resistere alla sopravegnente tempesta per li veduti segni; ma mentre che gli argomenti utili alla loro salute si prendeano, subitamente incominciò da’ nuvoli a scendere un’acqua grandissima, e ’l vento a multiplicare in tanta quantità, che levate loro le vele e spezzato l’albero, non come essi voleano, ma come a lui piaceva, li guidava. E li mari erano alti a cielo e da ogni parte percoteano la resistente nave, coprendo quella alcuna volta dall’un capo all’altro: e già tolto avea loro l’uno de’ timoni, e dell’altro stavano in grandissimo affanno di guardare. E il cielo s’apriva sovente mostrando terribilissimi e focosi baleni con pestilenziosi tuoni, i quali, in alcuna parte colti della nave, n’aveano tutte le bande mandate in mare: laonde tutti i marinari dopo lunga fatica, e combattuti dal vento e dalla sopravegnente acqua e da’ tuoni, il potersi aiutare, o loro o la nave, aveano perduto, e chi qua e chi