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tramortita voce, gittato un gran sospiro, disse pianamente: Oimè, ch’io sento i segnali dell’antica fiamma! -. E poi in sé ritornato e renduta al cuore intera sicurtà e forza, con diletto cominciò a rimirare quella che solo suo bene, solo suo diletto, solo suo disio riputava, e fra sé, più bella che mai riputandola, dicea: O sommi iddii immortali, come può egli essere che io qui sia e vegga la mia Biancifiore? Essaltata sia la vostra potenza! -. E rimirando Biancifiore, si ricordava di tutti i passati pericoli, i quali nulli essere stati estimava veggendo lei, tenendo che per così bella cosa a molto maggiori ogni uomo si dovria mettere. Poi fra sé diceva: Deh, Biancifiore, sai tu ch’io sia qui? Se tu il sai, come ti puoi tu tenere di venirmi ad abbracciare? E se tu nol sai, perché t’è tanto bene celato e tanta gioia quanta io credo che tu avresti vedendomi? Come ti poss’io sì presso dimorare che tu non mi senta? Mirabile cosa mi fai vedere, con ciò sia cosa che a me non prima giugnendo in questi porti vidi la terra, che ’l cuore cominciò a battere forte, sentendo la tua potenza: e questo fu alla mia ignoranza infallibile testimonio che tu qui eri. Oh, se il mio iniquo padre e la mia crudele madre che io per te a tale pericolo mi fossi messo, quale io sono, e ora così vicino ti stessi com’io sto, sapessero, appena ch’io creda che la paura e ’l dolore non gli uccidesse! Deh, quanto m’è tardi che io manifestare mi ti possa! Io non posso rimirandoti sentire perfetta gioia, sappiendo che tu nol sappi -. In questa maniera servito da Glorizia celatamente dimorò Filocolo tutto il giorno, il quale egli estimava che mai meno non venisse, tanto gli parea più che gli altri passati maggiore, e ben che lungo