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timido, come la grua sotto il falcone o la colomba sotto il rapace sparviere, dimorava, gli porta avanti. O iddii, o santa Venere, siate presenti, difendete da tanti occhi il nascoso giovane. Mise allora l’amiraglio le mani in quella, e pensando a Biancifiore, a cui mandare la dovea, tanto effettuosamente di quelle prese, che de’ biondi capelli seco tirò, ma nol vide. Quale allora la paura di Filocolo fosse io nol crederei sapere né potere dire, però chi ha punto d’ingegno il si pensi: egli fu quasi che passato agl’immortali secoli, appena vita gli rimase, e quasi di tremore tutto si mosse, ma la santa dea, presente, il ricoperse con non veduta mano; e levato da Sadoc e da molti altri del cospetto dell’amiraglio, il quale avea comandato che per amore di lui a Biancifiore si presentasse, fu portato a piè della torre. E quivi fatta chiamare Glorizia, la quale al servigio di Biancifiore dimorava, fece la cesta collare suso ad una finestra. Ma Filocolo, quasi stordito ancora della paura, non intese chi chiamata si fosse, ma fermamente si credette da Biancifiore dovere essere ricevuto. Per che egli già a Glorizia vicino, disideroso di vedere Biancifiore, si scoperse il viso. La qual cosa quando Glorizia vide, non riconoscendolo, subito gittò un grandissimo strido, e ritornatole alla memoria chi costui era, ricopertogli il viso, che già dalle sante mani era stato ricoperto, tacitamente il riconfortò dicendo: Non dubitare, io ti conosco -. Ma già tutte le compagne erano là corse dicendo: Glorizia, che avesti tu che tu sì forte gridasti, né t’è nel viso colore alcuno rimaso? -. Alle quali ella rispose: Io non ebbi, care compagne, già mai tale paura, però che volendo io prendere