Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/167

ti scoprisse e facesseti al signore vedere, niuna redenzione saria alla nostra vita. Vedi omai il pericolo: pensa quello che da fare ti pare. Se egli non se n’avvedrà, tu potrai con lei essere alquanti giorni: poi s’avviene che esso alcuna volta, sì come egli suole spesso a mangiare salirvi, vi salga, in forma d’uno de’ miei sergenti te ne trarrò. Altra via nulla ci è. Egli tiene di tutte le porti le chiavi, se non di questa la quale tu vedi aperta, la quale io ho in guardia -. Filocolo, pieno d’ardente disio, a niuno pericolo, a niuna strabocchevole cosa che avvenire possa, pensa, ma subito risponde che egli a questo pericolo e ad ogni maggiore che avvenire potesse è presto, affermando che per grandissimi pericoli e affanni si convenga pervenire a alte cose.

Finiscesi adunque con questo proponimento il loro consiglio, e con fede e con giuramento insieme si legano, l’uno d’osservare la ’mpromessa e l’altro di tacere. E così Sadoc, dato il giorno a Filocolo che egli a lui ritorni, confortandolo da sé l’accomiata. E Filocolo torna alla città contento, e tanto lieto che appena il può nascondere, disiderando che mai il termine posto venga: e ogni ora gli parea più lungo spazio di tempo che non era stato quello che tribolato avea, Biancifiore cercando.

O avarizia, insaziabile fiera, divoratrice di tutte le cose, quanta è la tua forza! Tu sottilissima entratrice con disusate cure ne’ mondani petti rompi le caste leggi. Tu con grosso velo cuopri il viso alla ragione. Tu rivolgi la ruota contra ’l taglio della giusta spada. Tu spezzi con disusata forza i freni di temperanza, e levi a fortezza le sue potenze. Tu, o insaziabile appetito, rechi necessità ne’ luoghi d’abondanza