Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/161

la morte guadagnata, questa coppa con questi frutti che dentro ci sono, i quali nel suo paese nascono, vi presenta, e, appresso, sé e le sue cose offera, al vostro piacere apparecchiate -. Vedendo questo Sadoc, e ascoltando le parole da Parmenione dette, tutto rimase allenito e con cupido occhio rimirò quella, nel cuore lieto di tal presente. Nondimeno, della magnanimità e cortesia di Filocolo maravigliandosi molto, e rivolto dove Filocolo sedeva, con benigno aspetto il riguardò, e poi disse: Grande e nobile è il presente, e prezioso è il terreno che sì fatti frutti produce: e se non che egli mi si disdice l’essere villano verso di chi a me è stato cortese, forte saria che io tal presente prendessi, però che a Giove saria grandissimo e accettevole cotale dono -. E fatta prendere la coppa di mano a Parmenione, gli disse: Voi potrete di colui che vi manda pensare quello che del più nobile uomo del mondo si possa dire, e però che io mi sento insofficiente a rendere grazie convenevoli di tanto dono, a quelle non procedo, se non che per questo: egli ha me, e le mie cose, e ciò che per me si potesse, sì a sé obligato, quanto io potessi essere più -. Parmenione, fatta convenevole riverenza, si partì.

Rimasi costoro insieme, e levate le tavole, per li pensieri del castellano niuna cosa andava, se non la gran nobiltà che gli parea quella di Filocolo, e con effetto in sé dicea: Che potre’ io per degno merito di tanta larghezza fare a costui, acciò che io interamente gli potessi mostrare quant’io per lui farei, e quant’io sia di tal dono conoscente? -. E poi a se medesimo rispondea. - Tu se’ sì suo, che tu mai interamente mostrare non gliele potresti, salvo se gran bisogno non