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morte; e con questa diliberazione si partì da’ suoi pensieri.

Rallegravasi Apollo nella sua casa, quando primieramente lo ’nnamorato giovane pervenne al tanto tempo cercato paese, dove avuto il consiglio di Dario tutto in sé propose di adempiere. Ma ciò sì tosto com’egli imaginava, non poté venire ad effetto, però che in diversi atti e modi la fortuna, ancora non contenta de’ suoi beni, gli ruppe le vie, per che assai tempo ozioso gli convenne stare. Egli in questa disposizione dimorando, vietò a’ suoi compagni che in alcuno atto tra loro più che uno di loro onorato fosse, né che alcuno, se non da lui chiamato, mai l’accompagnasse. E ultimamente tutti gli pregò che quello per che quivi dimoravano ad alcuno per alcuna cagione non palesassero. Moveasi adunque questi molte fiate solo per andare al castellano, in se medesimo pensando diverse scuse alla sua andata, né mai al proposito pervenire potea, quando da uno quando da un altro impedimento impedito, onde dolente indietro si ritornava. Egli mai fuori di casa non usciva, se per andare al castellano nol facea; mai mentre in Alessandria dimorò ad alcuno paesano si fece conoscere, né con alcuno notizia prese, da Dario in fuori. Non potendo adunque questi al disiato fine pervenire, né mai per quante volte andato fosse alla torre, Biancifiore avere sola una volta veduta, dolente vivea, e per sua consolazione saliva sopra la più alta parte dell’ostiere di Dario, e quindi rimirando l’alta torre, alcuno diletto sentiva, fra sé dicendo: O Biancifiore, poi che tolto m’è il potere vedere te, il luogo dove tu se’ non mi può esser tolto ch’