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questa fontana è un albero il cui simile ancora non è alcuno che mai vedesse, per quello che dicono coloro che quello veduto hanno. Questo non perde mai né fiore né fronda, e è di molti oppinione che Diana e Cerere, a petizione di Giove, antico avolo del nostro amiraglio, pregato da lui, vel piantassero. E di questo albero e di questa fontana vi dirò mirabile cosa: che qualora l’amiraglio vuole far pruova della virginità d’alcuna giovane, egli nell’ora che le guance cominciano all’Aurora a divenire vermiglie, prende la giovane, la quale elli vuol vedere se è pulcella o no, e menala sotto questo albero. E quivi per picciolo spazio dimorando, se questa è pulcella le cade un fiore sopra la testa, e l’acqua più chiara e più bella esce de’ suoi canali; ma se questa forse congiugnimento d’uomo ha conosciuto, l’acqua si turba e ’l fiore non cade. E in questo modo n’ha già molte conosciute, le quali con vituperio da sé ha cacciate. In questo giardino si prendono diversi diletti le donzelle e in questa maniera che detto v’ho dimorano libere di poter cercare tutta la torre infino al primo solaio; da indi in giù scendere non possono né uscire mai sanza piacere dell’amiraglio. Potete avere udito come dimorano: ora sotto quale guardia vi narrerò.

"Nella più infima parte della torre, copiosa di graziosi luoghi ad abitare, non può alcuna persona che di sopra sia discendere, né alcuna che di sotto sia salire di sopra sanza piacere dell’amiraglio, com’io vi dissi. Quivi abita uno arabo, da cui la torre è chiamata la Torre dell’Arabo, e egli è chiamato castellano di quella, e per propio nome Sadoc, e ha a pensare di tutte quelle cose che alle pulcelle sieno