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10 FILOCOLO

titomi andai a Montorio, dove un figliuolo del detto re chiamato Florio dimorava; e quivi in sua presenza i miei amorosi casi narrai, ignorando che esso Biancofiore più ch’altra cosa amasse, come poi detto mi fu ch’egli faceva, per le quali cose narrate meritai a torto d’essere da lui odiato. Queste furono principali cagioni de’ miei mali, perocchè se io avessi taciuto ancora in Marmorina dimorerei, contentandomi di poter vedere quella bellezza per la quale ora lontano in altra forma dimoro. Ma non essendo io ancora di Marmorina partito, poco appresso della fatta narrazione, Diana pietosa del crudele male che mi si apparecchiava, in sonno mi fece vedere infinite insidie poste da Florio alla mia vita, e similemente mi fece sentire i colpi che la sua spada e quelle de’ suoi compagni s’apparecchiavano di volermi dare: le quali cose vedute, narrandole io poi ad un mio amico, il quale de’ segreti di Florio alcuna cosa sentiva, m’avverò quello che veduto aveva essermi senza alcun fallo apparecchiato, se io da Marmorina non mi partissi. Seguitai adunque il consiglio del mio amico, e abbandonata Marmorina, e cercati molti luoghi, e pervenuto qui, mi piacque qui di finire la mia fuga, e di pigliare questo luogo per eterno esilio: e ancora mi parve solingo e rimoto molto, ond’io immaginai di poterci senza impedimento d’alcuno nascosamente piangere l’abandonato bene e così lungamente il piansi: ma nè per le mie lagrime, nè per l’essere lontano mancava però il verace amore che io portava e porto a colei che più bella che altra mi pareva, anzi più ciascun giorno mi costrignea e molestava molto; laond’io un giorno incominciai con dolenti