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giorno, e l’affanno riposo a Leandro andando ad Ero con la forza delle sue braccia notando per le salate onde tra Sesto e Abido, per lo diletto che da lei aspettante attendea d’avere. Cessi, adunque, che l’uomo voglia prima il riposo che la fatica, o prima il guiderdone che fare il servigio, o il diletto che la tribulazione, con ciò sia cosa che, come già è detto, se a quel modo si prendesse, la futura noia impediria tanto la presente gioia, che non gioia, ma presso che noia dire si potrebbe. Che diletto poteano dare i dilicati cibi e gli strumenti sonati da maestre mani e l’altre mirabili feste fatte davanti al fratello di Dionisio, poi ch’egli sopra il capo si vide con sottile filo pendere uno aguto coltello? Fuggansi adunque prima le dolenti cagioni, poi si seguano con piacevolezza e sanza sospetto i graziosi diletti -.

Rispose a costui la reina: Voi ne rispondete in parte come se degli etterni beni ragionassimo, per li quali acquistare non è dubbio che ogni affanno se ne dee prendere, e ogni mondano bene e diletto lasciare: ma noi al presente non parliamo di quelli, ma de’ mondani diletti e delle mondane noie quistioniamo; a che noi rispondiamo, come prima dicemmo, che ogni mondano diletto si dee più tosto prendere che mondana noia ne segua, anzi che mondana noia per mondano diletto aspettare, però che chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde. Concede la fortuna con varii mutamenti i suoi beni, i quali più tosto sono da pigliare quando li dona, che volere affannare per dopo l’affanno averli. Ma se la sua ruota stesse ferma, infino che l’uomo avesse affannato, per non dovere più affannare, diciamo che si poria consentire