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egli, lasciandosi vincere, la potea scampare: e così il pensiero mise in effetto, e fu campata la donna. Liberata adunque la donna, dopo alquanti giorni, il primo cavaliere andò a lei, e sé umilemente le raccomandò, ricordandole come egli per lei campare da morte a mortale pericolo pochi giorni davanti s’era posto, e, mercé degl’iddii e della sua forza, lei e sé da tale accidente avea campato: onde per questo le piacesse, in luogo di merito, il suo amore, il quale sopra tutte sempre disiderato avea, donare. E appresso con simile preghiera venne il secondo cavaliere, dicendo che a rischio di morire per lei s’era messo: "e ultimamente perché voi non moriste, sostenni di lasciarmi vincere, onde etterna infamia me ne seguirà, dov’io avrei vittorioso onore potuto acquistare, volendo incontro la vostra salute avere le mie forze operate". La donna ciascuno ringraziò benignamente, promettendo debito guiderdone ad amenduni del ricevuto servigio. Rimase adunque la donna, costoro partiti, in dubbio a cui il suo amore donare dovesse, o al primo o al secondo, e di ciò dimanda consiglio: a quale direste voi ch’ella il dovesse più tosto donare? -.

- Noi terremo - disse la reina - che il primo sia da amare, e l’ultimo da lasciare, però che il primo operò forza e dimostrò il buono amore con sollecito modo, dando se medesimo a ogni pericolo infino alla morte, il quale per la futura battaglia potesse adivenire. La quale assai bene gliene potea seguire, con ciò sia cosa che se sollicito fosse stato a tale battaglia fare contra di lui alcuno de’ nemici della donna come fu l’amante, egli era a pericolo di morire per difendere lei;