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ma poco giova la nostra riprensione. E però, acciò che noi per ben servire mal guiderdone non riceviamo, e acciò che subito rimedio ci sia da voi preso, v’abbiamo voluto questo palesare. Voi, sì come savio, anzi che più s’accenda il fuoco, providamente pensate di stutarlo, chè, quanto a noi, il nostro potere ci abbiamo adoperato -.

Niente piacquero al re l’ascoltate parole; ma celando il suo dolore con falso riso, rispose: Però non cessi il vostro con riprensione gastigarli e con ispaventevoli minacce impaurirli. Essi ancora per la loro giovane età sono da potere essere ritratti da ciò che l’uomo vuole; e io, quando per voi dell’incominciata follia rimaner non si volessono, prenderò in questo mezzo altro compenso, acciò che il vostro onore per vile cagione non diventi minore -. E detto questo, con l’animo turbato si partì da loro, e entrossene in una camera; e quivi da sè cacciando ogni compagnia, solo a sedere si pose, e, con la mano alla mascella, cominciò a pensare e a rivolversi per la mente quanti e quali accidenti pericolosi poteano avvenire del nuovo innamoramento; e di tale infortunio tra se medesimo cominciò a dolersi. E mentre in tal pensiero il re dimorava occupato, la reina, passando per quella camera, sopravenendo il vide, e con non poca maraviglia, fermata nel suo cospetto, gli disse: O valoroso signore, quale accidente o qual pensiero occupa sì l’animo vostro, che io, pensando, nell’aspetto vi veggo turbato? Non vi spiaccia che io il sappia, però che niuna felicità nè avversità ancora dovete sanza me sostenere: se voi ’l mi dite, forse o consiglio o conforto vi porgerò -. Rispose il re allora con voce mescolata di