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siate da così fatto giorno nominati. E però tu, caro figliuolo, sì come primo nato, sarai da tutti universalmente chiamato Florio, e tu, giovane pulcella, avrai nome Biancifiore -; e così comandò che da quella ora in avanti fossero continuamente chiamati. E voltatosi alla reina, principalmente Florio le raccomandò; dopo questo la pregò molto che Biancifiore tenesse cara, però che aspetto avea di dovere ogni altra donna passare di bellezza, e che egli in luogo di Giulia sempre la volea tenere. E dopo queste parole, contento di sì bella erede, si partì dalla reina.

Teneramente raccomandò la reina alle balie le picciole creature, e con sollecita cura le facea nudrire. Ma poi che, lasciato il nudrimento delle balie, vennero a più ferma età, il re facea di loro grandissima festa, e sempre insieme realmente vestir li facea; e quasi non gli era la pulcella, che in bellezza ciascun giorno crescea, men cara che fosse il suo Florio. E vedendo che già Citerea, donna del loro ascendente, s’era dintorno a loro ne’ suoi cerchi voltata la sesta volta, provide di volere che, se la natura in senno gli avesse in alcuno atto fatti difettosi elli, studiando, per la scienza potessero ricuperare cotal difetto. E fatto chiamare un savio giovane, nominato Racheio, nell’arti di Minerva peritissimo, gli commise che i due giovinetti effettuosamente dovesse in saper leggere ammaestrare. E appresso chiamato Ascalion, simigliantemente amendue glieli raccomandò, dicendo: Questi sieno a te come figliuoli. Niuno costume nè alcuna cosa, che a gentili uomini o donne si convenga, sia che tu a costoro non insegni, però che in loro ogni mia speranza è fissa: e essi sono l’ultimo termine del mio disio -. Ascalion e Racheio