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ancora viva dimorava, e con sollicito passo entrò nell’ampio circuito delle romane mura. E già Calisto mostrando le sue luci, tacitamente, disciolti i capelli, entrò negli alti palagi di Lelio, stracciandosi tutta; ne’ quali poi che ella fu ricevuta dal padre del morto Lelio e da’ cari fratelli di Giulia, i quali, stupefatti tutti di tale accidente, taciti si maravigliavano, forte piangendo così cominciò loro a parlare:

- Poi che gli avversari movimenti della fortuna, invidiosa della nostra felicità, trassero della dolente città il vostro caro figliuolo e la sua moglie, a me carissima donna, con quella compagnia con la quale voi medesimi ci vedeste, e da cui voi, porgendo teneri baci e le vostre destre mani, piangendo vi dipartiste, noi avventurosamente, fin che a’ miseri fati piacque, camminammo. Ma poi che a loro piacque di ritrarre la mano dalle nostre felicità, noi una mattina quasi nelle prime ore cavalcando per una profonda valle, occupate le nostre luci da noiosa nebbia, assaliti fummo da innumerabile quantità di predoni, vaghi del copioso arnese, il quale a noi non molto lontano andava, e del nostro sangue: e l’assalirci e ’l privarci dell’arnese non occupò più che un medesimo spazio di tempo. E appresso rivolti a noi con li aguzzati dardi, Lelio co’ suoi compagni e la vostra Giulia di vita amaramente privarono. Io pavida piangendo, non so come delle inique mani fuggii; e fuggendo, per tema non ritornare nelle loro mani, per lo dolente cammino più volte ho sostenuto mortal dolore -. E co’ pugni stretti, dette queste parole, cadde semiviva nelle loro braccia, la quale essi piangendo