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che gocciolasse sanguinose lagrime per li sanguinosi unghioni che premeano gli spogliati rami: il passato autunno gli aveva spogliati di foglie, e’ crudeli uccelli col morto sangue premuto da’ lor piedi gli aveano rivestiti di color rosso, e’ membri portati sopra essi ricadevano la seconda volta nel tristo campo, abandonati dagli affaticati unghioni. Ma con tutto questo il gran numero de’ morti non era tutto mangiato infino all’ossa, ancor che squarciato tra le fiere si partisse; gran parte ne giace rifiutato, ben che dilacerato sia tutto: il quale il sole e la pioggia e ’l vento macera sopra la tinta terra, fastidiosamente mescolando le romane ceneri con l’arabiche non conosciute.

Entrò il re Felice vittorioso con gran festa in Sibilia; e poi che egli fu smontato del possente cavallo e salito nel real palagio, e ricevuti i casti abbracciamenti dell’aspettante sposa, egli prese l’onesta giovane Giulia per la mano destra, e davanti alla reina sua sposa la menò dicendo: Donna, te’ questa giovane la quale è parte della nostra vittoria: io la ti raccomando, e priegoti che ella ti sia come cara compagna e di stretta consanguinità congiunta in ogni onore -. Teneramente a’ prieghi del re ricevette la reina Giulia e le sue compagne; ma non dopo molti giorni, partendosi il re di Sibilia, con lui se n’andarono in Marmorina: la quale quando il re vide non essere quello che falsamente Pluto in forma di cavaliere gli aveva narrato, e trovò ancor vivo colui il quale morto credeva aver lasciato ne’ lontani boschi, forte in se medesimo