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il quale dimostra bene il vostro gran dolore, chè usanza suole essere de’ miseri di volere quello che maggior miseria loro arrechi, infino a quell’ora che la tristizia pena a dar luogo al natural senno. E però che io conosco che voi ora più adirata che consigliata domandate la morte, e mostrate ver me crudel volontà, nè la morte vi fia per me conceduta, nè ancora le adirate parole credute. Ma quando voi avrete alquanto mitigate le giuste lagrime che voi spandete, io vi farò conoscere come la fortuna non sia contro di voi del tutto adirata, nè ch’ella v’abbia fatta mia prigione; e ancora conoscerete che sia suto il migliore rimanere in vita sì per voi e sì per l’anima del vostro marito. Ma ditemi, se vi piace, qual sia la cagione del vostro pianto, e chi voi siete, e onde e ove voi andavate -. Giulia, piangendo, con pietosa voce gli rispose: Io sono romana, e fui misera sposa del morto Lelio, il quale voi oggi con le propie mani uccideste, e quinci muove il mio tristo lagrimare; e andavamo al santo Iddio, posto nell’ultime fini de’ vostri regni, per lo ricevuto dono della mia pregnezza -. Udendo questo, il re, quasi stupefatto, tutto si cambiò, e disse: Oimè! or dunque non foste voi con gli assalitori del mio regno, i quali all’entrare in esso arsero la ricca Marmorina? -. - Signore no - rispose Giulia, - ma passando per essa, la vedemmo bella e ornata di nobile popolo -. Allora dolfe al re molto di quello che era fatto e sospirando le disse: Giovane donna, i fortunosi casi sono quasi impossibili a fuggire; a noi fu porto tutto il contrario di quello che voi ne porgete, e questo ne mosse a fare quello che omai non può tornare adietro, e che ci duole. E non