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sorelle il serviate e non consentiate che di quello che le misere anime de’ nostri mariti, rinchiuse ne’ mortali corpi, si contentarono, sciolte da essi si possano ramaricare -. E volendosi levare, per debolezza fra le sue compagne supina ricadde. Allora Ascalion teneramente per lo destro braccio la prese; e dall’altra parte un suo compagno sostenendola e con dolci parole confortandola, e con lento passo andando, pervennero alle reali tende, nelle quali entrati, il re vedendo costei, vinto per lo pietoso aspetto, umilmente la riguardò; e avendo già udito da Ascalion gran parte della condizione di lei, comandò ch’ella fosse onorata. Giulia, veduto il re, ancor che per debolezza le fosse grave, pur gli s’inginocchiò davanti e lagrimando disse: Alto signore, a questi nobili cavalieri è piaciuto di menarmi nel vostro cospetto, nel quale piacciavi che io trovi quella grazia che da loro non ho potuta avere. Io non credo che la misera Ecuba nè la dolente Cornelia ne’ loro danni sentissero maggiore doglia che io fo in quello che da voi ho ricevuto, nè credo che effettuosamente alcuna di loro disiderasse de’ suoi nimici vendetta, com’io disidero di voi, solo che prendere ne la potessi. Ma poi che la fortuna m’ha il potere levato, e fattami vostra prigione, datemi, per guiderdone della fiera volontà ch’io ho verso di voi, la morte -. Non sofferse il re che Giulia stesse in terra davanti a lui, ma con la propia mano levatala in piè, la fece sedere davanti a sè, e risposele così: Giovane donna, il vostro lagrimoso aspetto m’ha fatto divenire pietoso e quasi m’invita con voi insieme a lagrimare. E certo io non mi maraviglio del vostro parlare,