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un gran sospiro, disse: Niun conforto sentirà l’anima mia, se voi nol mi porgete. Voi m’avete con le vostre spietate braccia ucciso colui il quale era mio conforto e mia ultima speranza. Acciò che l’anima mia possa seguire per le dilettevoli ombre quella del mio Lelio, questo graziosamente vi domando, questo fia l’ultimo bene che io spero, e a voi non fia niente. Voi avete oggi bagnate le vostre mani in tanti sangui, che io non accrescerò la somma del vostro peccato per la mia morte, ma la farò più lieve per la pietà che voi userete uccidendomi. Deh! aggiungetemi al triste numero, acciò che si possa dire: "Giulia amò tanto il suo Lelio, che ella fu del numero de’ corpi morti con lui insieme ne’ sanguinosi campi". E se voi non volete usar questa pietà, almeno prestate alle mie mani la tagliente spada, e consentite che sanza briga di queste mie compagne io possa morire, essendone le mie mani cagione -. Ascalion e’ suoi compagni, che vedeano il chiaro viso tutto rigare di vermiglio sangue, lagrimavano tutti per pietà di costei; e piangendo le rispose e disse: Giovane, gl’iddii facciano le mie mani di lungi da sì fatto peccato. Certo io fuggii oggi per non bagnarmi nella dolente occisione: ma tu, perchè piangendo e sconfortandoti guasti il tuo bel viso? Perchè desideri d’incrudelire contra te medesima? Credi tu con la tua morte render vita al morto marito? Questo sarebbe impossibile. Ma levati su, e non volere qui però nelle sopravegnenti tenebre apparecchiare la tua bella persona alle salvatiche bestie, le quali alla tua salute potrebbono essere contrarie, però che vivendo ancora potrai forse riavere il perduto conforto. Levati su, e segui