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era, manifestamente conobbe i suoi gran danni. Ella non fu dalla feminile forza delle sue compagne potuta ritenere, che ella non andasse tra’ morti corpi sanza alcuna paura; ma come persona uscita del natural sentimento, messesi le mani ne’ biondi capelli, gli cominciò con isconcio tirare a trarre dell’usato ordine. E i vestimenti squarciati mostravano le colorite membra, che in prima soleano nascondere. E bagnando le sue lagrime il bianco petto, sfrenatamente sicura contra’ nemici ferri, incominciò a cercare tra’ morti corpi del suo caro marito, dicendo alle sue compagne: Lasciatemi andare: e’ non è convenevole che così valoroso uomo rimanga ne’ lontani campi alla sua città, sanza essere lagrimato e pianto. Poi che la fortuna gli ha negate le lagrime del suo padre e de’ suoi parenti e del romano popolo, non gli vogliate anche torre quelle della misera moglie -. E andando ella per lo campo piangendo e sprezzando le sue bellezze, molti corpi morti con le propie mani rivolgea per ritrovare il suo misero marito, ma i sanguinosi visi nascondeano la manifesta sembianza allo ’ntelletto. E poi che ella molti n’ebbe rivolti, riconosciuto alle chiare armadure il suo Lelio, il quale di molti morti nimici morto attorniato giacea, quivi sopr’esso semiviva piangendo cadde; e dopo picciolo spazio drizzatasi, piangendo amaramente s’incominciò a battere il chiaro viso con le sanguinose mani e a graffiarsi le tenere gote. E aveasi già sì concia, che tra ’l vivo e ’l morto sangue che sopra il viso le stava, non Giulia, ma più tosto uno de’ brutti corpi morti nel campo parea. Ella non si curava di bagnare il suo viso nell’ampie piaghe di Lelio, anzi l’avea già quasi tutte piene d’amare