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O misera fortuna, quanto sono i tuoi movimenti varii e fallaci nelle mondane cose! Ove è ora il grande onore che tu concedesti a Lelio quando prescritto fu all’ordine militare? Ove sono i molti tesori che tu con ampia mano gli avevi dati? Ove la gran famiglia? Ove i molti amici? Tu gli hai con subito giramento tolte tutte queste cose, e il suo corpo sanza sepoltura giace morto negli strani campi. Almeno gli avessi tu concedute le romane lagrime, e le tremanti dita del vecchio padre gli avessero chiusi i morienti occhi, e l’ultimo onore della sepoltura gli avesse potuto fare!


Avea già, nel brieve giorno, Pean, che nell’ultima parte della guizzante coda d’Almatea, nutrice dell’alto Giove, dimorava, trapassato il meridiano cerchio, e con più studioso passo cercava l’onde di Speria, quando Giulia misera dintorno a sè, ritornate le forze nel palido corpo, sentì piangere le dolenti compagne, che già i loro danni aveano veduti; alle cui voci subitamente levatasi disse: Oimè misera, qual è la cagione del vostro pianto? -. E riguardandosi dintorno non vide il caro marito, nelle cui braccia avea perdute le forze degli esteriori spiriti. Allora, non potendo tenere le triste lagrime, disse: Oimè! or dov’è fuggito il mio Lelio? Ecco se la fortuna ha ancora concedute le ’nsegne al mio marito contra i non conosciuti nimici! -. E dicendo queste parole, quasi uscita di sè si drizzò, e i miseri fati le volsero gli occhi verso quella parte, la quale le dovea mostrare il suo dolore manifestamente; e verso quella mirando, sentì lo spiacevole romore degli spogliatori e vide il secco campo essere di caldo sangue tutto bagnato, e pieno della nimica gente. Allora il dubitante cuore di quello che avvenuto