Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/45

luogo di franco e vero duca, prima il mio avviso vi narrerò, poi i miei passi secondo il vostro consiglio perseguirò. Quando prima agli occhi miei, per le parole di Giulia, questa gente che noi veggiamo corse, incontanente, pensando il luogo ove noi siamo, due pensieri nella mente mi vennero: l’uno de’ quali fu che costoro, forse indigenti delle mondane ricchezze, veggendo il nostro arnese molto, o forse avendone manifesta indetta, si mossero e vengono per volercene del tutto privare. La qual cosa se così avviene che sia, niuna resistenza se ne faccia loro a lasciarlo prendere, ma liberamente di piano patto sia tutto loro donato, però che, lodato sia Colui che di questo e degli altri beni è donatore, le nostre case sono a Roma copiose di molto oro, e però questo forse a loro fia molto e a noi poco sarebbe. L’altro pensiero fu questo, il quale molto più che ’l primo mi spaventa, che io dubito molto che costoro non rechino nelle loro mani la nostra morte, però che noi dimoriamo in quelle parti nelle quali ha più persecutori della nostra novella e santa legge, che quasi in niuna altra del mondo; e ancora me ne accerta più il vedere il modo per lo quale elli discendono a noi, chè voi vedete che essi vengono con grandissime bandiere spiegate, e con terribile romore, il quale andare non suole esser de’ predoni. E però a questo ultimo, più che al primo pensando nella mia mente ogni via essaminata, e niuna utile per noi ci trovo, però che, come voi vedete, il voler fuggire niuna cosa sarebbe, se non accendere gli animi loro in maggiore ira, e forse dare loro materia d’offenderci, dove essi non l’avessero; e poi che noi volessimo pur fuggire, manifesta cosa è che