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il lagrimoso aspetto in lieto, con alta voce cominciò a dire al suo popolo: Rallegratevi e prendete debito conforto, signori, però che Giove pietosamente ha mutato consiglio e, fatto verso noi pietoso, gli è de’ nostri danni incresciuto, però ch’io ho veduto che il sacrificio da noi rifiutato e che delle nostre mani fuggì, egli l’ha benignamente accettato: e ciò ci manifesta il suo santo uccello, al quale io vidi il toro, già con poca forza rimaso, abbattere nel vicino bosco, e sopr’esso per lungo spazio si pascè, levandosi poi, ha il suo volo ripreso, verso i nostri avversarii, quasi mostrandoci che via noi dobbiamo fare. Onde pare che Giove benignamente ricevuto l’abbia, poi che alle nostre schiere ha mandato sì fatto duca. Or dunque cacciate da voi ogni dolore, e pieni d’allegrezza accendete i fuochi sopra i santi altari, e date agl’iddii divoti prieghi per la nostra vittoria, e poi sanza niuno indugio i nostri passi verso quella parte, onde volò il santo uccello, dirizziamo, però che già si manifesta agli occhi la disiderata vendetta dovere pervenire fatta a prosperevole fine -.

Arsi i fatti fuochi e dissoluti i nebulosi fummi avvolti ne’ sacri templi, le trombe sonarono e i cavalli presti alle fiere battaglie, udito il suono, cominciarono a fremire; e allora il re, acceso di focoso disio per la speranza presa del detto agurio, comandò che le reali bandiere fossero spiegate a’ venti e che tutti i suoi, abandonandosi a’ fortunosi fati, verso Marmorina dirizzassero il loro cammino: al quale comandamento le bandiere spiegate e la via presa fu sanza niuna dimoranza. Ma il misero Lelio, il quale dell’ultimo giorno, a lui ruinosamente apparecchiato dalla fortuna, e