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li bianchi regni del possente Borrea, e nelle velenose regioni di Libia, e, se necessario fia, ancora nell’altro emisperio verrò con teco. Le quali parti tutte cercate, dietro a te negli oscuri regni di Dite discenderò, e se via ci sarà ad andare alle case de’ celestiali iddii, insieme con teco le cercherò, nè mai da me sarai lasciato mentre lo spirito starà con meco -. Così appresso ciascuno degli altri giovani rispose, e si profersero lieti sempre al suo servigio, dicendo di mai da lui non partirsi per alcuno accidente, e che più piaceva loro per l’universo con lui affannare, che nel suo regno, sanza lui, in riposo vivere. Allora li ringraziò Florio tutti, e pregolli che sanza indugio ciascuno s’apprestasse di ciò che a fare avesse, ch’egli intendea con loro insieme di partirsi al nuovo giorno vegnente appresso quello.

E queste cose dette, se n’andò davanti al re, che dolente dimorava pensoso, e così gli disse: Poi che voi avete avuti gl’infiniti tesori, presi dalla venduta Biancifiore, più cari che la mia vita o che la mia presenza, assai mi spiace, però che da voi partire mi conviene, e andare pellegrinando infino a tanto che io truovi colei cui voi con inganno m’avete levata, nè mai nella vostra presenza spero di ritornare se lei non ritruovo la quale ritrovata, forse a voi con essa ritornerò: priegovi che vi piaccia ch’io vada con la vostra volontà -. Udendo il re queste cose, il suo dolore radoppiò, e non potendo le lagrime ritenere, alzò il viso verso il cielo, dicendo: O iddii, levimi per la vostra pietà la morte da tante tribulazioni! Non si distendano più i giorni miei: troppo son vivuto! Chi avrebbe creduto ch’io fossi venuto nell’