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che non che contro a voi, ma ancora contro i nostri iddii hanno prese armi; e che ciò ch’io ho narrato sia vero, manifestevelo il sangue mio, il quale per tante ferite potete vedere davanti da voi spandere. Io ho appena, fuggendo, potuta la mia vita ricuperare, la quale omai credo sarà brieve; e le mie ferite, le quali più tosto medico e riposo che affanno richiedevano, marcite costringono l’anima d’abandonare il misero corpo. E però vi priego che voi v’apparecchiate acciò che i vostri nemici, i quali credo che non sieno di qui guari lontani, possiate con più forte fronte ricevere che io non potei, e acciò che voi altressì vendichiate le mie ferite, acciò che io tosto tra gli altri spiriti possa alzare la testa per la vendicata morte -. E appena finì queste parole con intera voce, che davanti al re il corpo sanza anima freddo lasciò.

Con le mani prese, nell’aspetto stupefatto stava il re Felice ad ascoltare le fitte parole; ma poi che vide lo spirito del parlante cavaliere avere abandonato il corpo e più non dire, mutato il natural colore, tornò palido, e, oppresso nel segreto petto di varie cure, quasi per greve doglia appena ritenne le lagrime. E non sappiendo che partito prendere del subito annunzio, mostrandosi vigoroso per rincorare i suoi, comandò che al morto corpo fosse data sepoltura; e abandonata la cominciata caccia, volse i passi co’ suoi compagni verso le reali case. Alle quali poi che fu giunto sospirando, a’ suoi cavalieri comandò che sanza niuno dimoro prendessero l’usate armi; e sollecitamente fatti convocare i vicini popoli, i quali sotto la sua signoria si costringeano, adunò grandissimo essercito