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a Florio la sepoltura nuova, e disse: Qui giace la tua Biancifiore -. La quale come Florio la vide, e le non vere lettere ebbe lette, incontanente perduto ogni sentimento, quivi tra le braccia della madre cadde, e in quelle semivivo per lungo spazio dimorò. Quivi corsa quasi tutta la città, di doppio dolore compunti, faceano sì gran pianto e sì gran romore, che se Giove allora gli spaventatori de’ Giganti avesse mandati, non si sariano uditi. Ciascuno era tutto stracciato e di lugubri veste vestito, e gli uomini e le donne, e alcuni, ma quasi tutti, credeano Florio morto giacere nelle braccia della reina: per la qual cosa il piangere Biancifiore aveano lasciato, e tutti Florio miseramente piangeano. Ma poi che Florio fu per lungo spazio così dimorato, il cuore rallargò le sue forze, e ritornate tutte per gli smarriti membri, Florio si dirizzò in piè, e cominciò a piagnere fortissimamente, e a gridare e a dire: Oimè, anima trista, ove se’ tu tornata? Tu ti cominciavi già a rallegrare, parendoti essere da me disciolta e cercare nuovi regni. Oimè, perchè hai tu tornato il diletto che tu sentivi, parendoti che io fossi morto, in grieve noia, rendendomi la vita? Ora di nuovo sento i dolori che la trista memoria aveva messi in oblio, mentre che tu in forse fuori di me dimorasti -. E appresso questo gittatosi sopra la nuova sepoltura, incominciò a dire: O bellissima Biancifiore, ove se’ tu? Quali parti cerca ora la tua bella anima? Deh, tu solevi già con lo splendore del tuo bel viso tutto il nostro palagio di dilettevole luce fare chiaro: come ora in picciolo luogo, tra freddi marmi, se’ costretta di patire noiosa oscurità! Misera la mia vita, che tanto sanza te dura! O dilicati marmi, cui