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nella città che fermamente non credesse che Biancifiore fosse morta, da coloro in fuori a cui di tale inganno il re fidato s’era. E questo fatto, mandò a Montoro a Florio un messaggiere, il quale così gli disse: Giovane, il tuo padre ti manda che se a te piace di vedere Biancifiore avanti ch’ella di questa vita passi, che tu sii incontanente a Marmorina, però che subitamente una asprissima infirmità l’ha presa, per la qual cosa appena credo che ora viva sia -. Non udì sì tosto Florio questo, com’egli tutto si cambiò nel viso, e sanza rispondere parola, ristretto tutto in sè, quivi semivivo cadde, e dimorò tanto spazio di tempo in tale stato, che alcuno non era che morto nol riputasse. Il vermiglio colore s’era fuggito del bel viso, e la vita appena in alcun polso si ritrovava; ma poi che egli pure fu per alcuni in vita essere ancora conosciuto, con preziosi unguenti e acque, dopo molto spazio, con molta sollecitudine furono i suoi spiriti rivocati: e tornato in sè aperse gli occhi, e intorno a sè vide il duca e Ascalion piangendo, i quali con pietose parole il riconfortavano, e altri molti con loro. A’ quali egli dopo un gran sospiro disse: Oimè, perchè m’avete voi, credendo piacere, disservito? L’anima mia già contenta andava per li non conosciuti secoli vagando sanza alcuna pena ma voi a dolersi ora l’avete richiamata. Oimè, ora sento che la lunga paura, che io ho avuta della vita di Biancifiore, m’è nell’avvisato modo con pericoloso accidente venuta adosso. Quale infermità potrebbe sì subita sopravvenire a una fresca giovane, che a morte in un momento la inducesse? Fermamente che a forza è da’ miei parenti stata la mia Biancifiore recata a questa morte,