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ascoltò mai priego di misero? Io m’allungo ciascuna ora più da te, o Florio, in cui l’anima mia rimane. E però rimanti con la grazia degl’iddii, i quali io priego che da sì fatta doglia come io sento, ti levino. Pensa d’un’altra Biancifiore, e me abbi per perduta: li fati e gl’iddii mi ti tolgono. Io non credo mai più rivederti, però che veggendomiti ciascuna ora più far lontana, disperata mi dispongo alla morte, la quale gl’iddii non lascino impunita in coloro che colpa me n’hanno -. E piangendo, con travolti occhi e con le pugna chiuse, palida come busso, risupina cadde in grembo a Glorizia, che con lei miseramente piangeva.

Li due mercatanti vedendo questo, dolenti oltre misura, lasciando ogni altro affare, corsero in quella parte, e di grembo a Glorizia la levarono, e lei non come comperata serva, ma come cara sorella si recarono nelle braccia, e con preziose acque rivocarono gli spaventati spiriti a’ loro luoghi, e così cominciarono a parlare a Biancifiore: O bellissima giovane, perchè sì ti sconforti? Perchè piangendo e con ismisurato dolore vuoi te e noi insieme consumare? Deh, qual cagione ti conduce a questo? Piangi tu l’avere abandonato il vecchio re, il quale, pieno d’iniquità e di mal talento, più la tua morte che la tua vita disiderava? Tu di questo ti dovresti rallegrare. E forse che ti pare che la fortuna miseramente ti tratti, però che tu a noi costi la maggior parte de’ nostri tesori, parendoti dovere avere preso nome di comperata serva, sotto la qual voce non pare che lieta vita si deggia poter menare; ma certo da tale pensiero ti puoi levare, però che noi non guarderemo mai a’ donati tesori per te, ma, conoscendo la tua magnificenza,