Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/307

Tu, giovanissimo fanciullo, con piacevole dolcezza pigli gli stolti animi degli ignoranti, e in quelli poi con solingo ozio rechi disiderati pensieri, fabrichi le tue catene, con le quali gli animi de’ miseri, che tua signoria seguitano, sono legati. Ahi, quanto è cieca la mente di coloro che ti credono e che del loro folle disio ti fanno e chiamano iddio, con ciò sia cosa che niuna tua operazione si vegga con discrezione fatta! Tu gli altissimi animi de’ valorosi signori declini a sottomettersi alla volontà d’una picciola feminella. Tu la bellezza d’un giovane, maestrevole ornamento della natura, con fallace disiderio leghi al volere d’un turpissimo viso, con diverse maculei adornato oltre al dovere, d’una meretrice. E, brievemente, niuna tua operazione è con iguale animo fatta, anzi sogliono i miseri, ne’ tuoi lacci aviluppati, prendere per te questa scusa: che la tua natura è tale che nè i doni di Pallade, nè quelli di Giunone, nè gentilezza d’animo riguarda, ma solamente il libidinoso piacere; e in questo credono alle tue opere aggiungere grandissime laude, ma con degno vituperio te e sè vituperano. Ma che giova tanto parlare? Tu se’ d’età giovane: come possono le tue operazioni essere mature? Tu, ignudo, non dei poter porgere speranza di rivestire. Le tue ali mostrano la tua mobilità, nè m’è della memoria uscito averti in alcune parti veduto privato della vista: dunque, come di dietro alla guida d’un cieco si può fare diritto cammino? Ahi, tristi coloro che in te sperano! Tu levi loro il pensiero de’ necessarii beni, e empili di sollecitudine di vana speranza. Tu gli fai divenire cagione delle schernevoli risa del popolo che li vede,