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per le salate onde a Pozzuolo, avendo prima vedute l’antiche Baie e le sue tiepide onde, quivi per sovenimento degli umani corpi poste dagl’iddii. E in quel luogo vedute l’abitazioni della cumana Sibilla, se ne venne in Partenope, nè quivi ancora fermato, cercò i campi de’ Sanniti, e vide la loro città. Donde partitosi, volgendo i passi suoi, vide l’antica terra Capo di Campagna posta da Capis, e, quindi partendosi, pervenne fra li salvatichi e freddi monti d’Abruzzi, fra’ quali trovò Sulmona, riposta patria del nobilissimo poeta Ovidio. Nella quale entrando, così cominciò a dire: O città graziosa a ciascuna nazione per lo tuo cittadino, come potè in te nascere o nutricarsi uomo, in cui tanta amorosa fiamma vivesse quanta visse in Ovidio, con ciò sia cosa che tu freddissima e circundata da fredde montagne sii? -; e questo detto, reverente per lo mezzo di quella trapassò. E continuando i lamentevoli passi, si trovò a Perugia, dalla quale partitosi, de’ cammini ignorante, pervenne alle vene ad Onci, onde le chiarissime onde dell’Elsa vide uscire e cominciare nuovo fiume. Dopo le quali discendendo, venne infino a quel luogo ove l’Agliene, nata nelle grotte di Semifonti, in quella mescola le sue acque e perde nome. Quindi mirandosi dintorno, vide un bellissimo piano, per lo quale volto a man destra, faccendo dell’onde dell’Agliene sua guida, non molto lontano al fiume andò, ch’egli vide un picciolo monticello levato sopra il piano, nel quale uno altissimo e vecchio cerreto era. E in quello mai alcuna scure non era stata adoperata, nè da’ circustanti per alcun tempo cercato, fuori che da’ loro antichi nell’antico errore delli non conosciuti iddii, i quali in sì fatti luoghi soleano adorare. In