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non sarà mutata altra legge che quella alla quale ora è costretta. Io avea ancora a scriverti molte cose, ma le dolenti lagrime, le quali, ognora che queste cose che scritte t’ho mi tornano nella mente, avvegna che dire potrei che mai non escono, mi costringono tanto, che più avanti scrivere non posso. E quasi quello che io ho scritto non ho potuto interamente dalle loro macchie guardare; e la tremante mano, che similemente sente l’angoscia del cuore che mi richiama all’usato sospirare, non sostiene di potere più avanti muovere la volonterosa penna: onde io nella fine di questa mia lettera, se più merito d’essere da te udito come già fui, ti priego che alle prescritte cose provegghi con intero animo. Nelle quali se forse alcuna cosa scritta fosse la quale a te non piacesse, non malizia, ma fervente amore m’ha a quella scrivere mosso, e però mi perdona. E se quello che il tristo cuore pensa è vero, caramente ti priego che, se possibile è, indietro si torni. E se forse l’amore che tu m’avesti già nè i miei prieghi a questo non ti strignesse, stringati la pietà del mio vecchio padre e della misera madre, a’ quali tu sarai cagione d’avermi perduto. E se così non è, non tardi una tua lettera a certificarmene, però che infino a tanto che questo dubbio sarà in me, infino a quell’ora il tuo coltello non si partirà della mia mano, presto ad uccidere e a perdonare secondo ch’io ti sentirò disposta. Avanti non ti scrivo, se non che tuo son vivuto e tuo morrò: gl’iddii ti concedano quello che onore e grandezza tua sia, e me per la loro pietà non dimentichino".

Fatta la pistola, Florio piangendo la chiuse e suggellò; e chiamato a sè un suo fedelissimo servidore