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LIBRO TERZO

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rava, e per udire più cose, sostenni con forte viso di riguardare quello per amore di te, immaginando che peraddietro la tua testa, a me graziosissima a ricordare avea coperta. Oimè, ora è questa la costanza che ho avuto inverso di te? Deh ora non sai tu quante e quali donne me hanno per maritale legge al mio padre addomandato? E quante e quali egli me n'ha già volute dare per volermi levare a te? Or non consideri tu quanti e quali dolori io ho già per te sostenuti per l’esserti lontano, e sostenga continuamente? Queste cose non si dovrieno mai del tuo animo partire, le quali mostra che assai da esso lontane sieno, vedendomi io essere per Fileno abbandonato. Deh ora qual cagione t’ha potuta a questo muovere? Certo io non so. Che forse mi rifiuti per basso legnaggio, sentendo te essere degli altissimi principi romani discesa, le cui opere hanno tanta di chiarezza, che ogni reale stirpe abumbrano, e me del re di Spagna figliuolo, ove reputando te più gentile di me, m’hai per altro dimenticato? Ma tu stoltissima giovane non hai riguardato per cui; perocchè se bene avessi cercato, tu avresti Fileno trovato non essere di real progenie nè di romano principe disceso, ma essere un semplice cavaliere. E forse più di bellezza in lui che in me ti muove, certo questo è vano movimento, conciossiecosachè egli non sia bellissimo nè io sì laido, che per quello dovessi essere lasciato da te. Se forse in lui più virtù che in me senti, questo non so io, ma certo da alcuno amico m’è stato rapportato segretamente, me essere nel nostro regno tra gli altri giovani virtuoso assai. Oimè, ch'io non so perchè in queste cose menome io scrivendo dimoro,