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loro piace, sanza vergogna. E che sai tu se essi ancora costui ti serbano per marito? E però donagli: e acciò che più grazioso gli sia, prendi il velo col quale tu ora la tua testa cuopri. Egli è tal cosa, che se pur te ne vergognassi, potresti negare d’avergliele donato, affermando che da altra l’avesse avuto, però che molti se ne trovano simiglianti -. Biancifiore, costretta dal parlare della reina, con la dilicata mano si sviluppò il velo della bionda testa, e sospirando il porse a Fileno, il quale in tanta grazia l’ebbe che mai maggiore ricevere non la credeva. E rendute del dono debite grazie, con esso da loro allegro si partì. E venuto il tempo del giuoco, legatosi questo velo alla testa, niuno fu nel giuoco che la sua forza passasse: per la qual cosa sopra quello, in presenza di Biancifiore, meritò essere coronato d’alloro.

La fortuna, non contenta delle tribulazioni di Florio, condusse Fileno a Montoro pochi giorni poi la ricevuta vittoria. Il quale là onorevolemente ricevuto da molti, nella gran sala del duca, incominciò a narrare a’ giovani cavalieri suoi amici quanto fosse stato l’acquistato onore, disegnando con parole e con atti quanta forza e ingegno adoperasse per ricevere in sè tutta la vittoria, come fece. Poi, entrati in altri diversi ragionamenti, venuti a parlare d’amore, similemente sè propose esser assai più che altro innamorato, e di più bella donna, e come da lei niuna grazia era che conceduta non gli fosse se domandata l’avesse; e dopo molte parole disavedutamente gli venne ricordata Biancifiore. E Florio, che non era troppo lontano, e avea udite tutte queste cose, e piagneasi in se