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ti vedrai sanza periglio venire a grazioso porto. Tu ti duoli del focoso disio che ti stimola di vedere Biancifiore però che vedere non la puoi. Certo ben credo che ti dolga; ma credi tu per questo dolore, che tu te ne dai, più tosto vederla? Certo no. Dunque sperando confortare ti dei, e dare alquanto sosta al presente disio, conoscendo, come tu fai, che al presente fornire non lo puoi con tuo onore. Pensa che la fortuna non terrà sempre ferma la rota: così come ella volvendo dal cospetto di Biancifiore ti tolse, così in quello ancora lieto ti riporrà. Similemente ti dico del pensiero che porti, non Biancifiore, per l’amore che ti porta, sostenga o gravosa infermità o morte, ciò è vano pensamento: e per niente il tieni, però che amore mai non porse morte ove le parti fossero in un volere. "Che ella infermasse io il disidererei, solo che per amore fosse, pensando che per quella infermità potrei conoscere me da lei tanto amato, che sì fatto accidente ne le seguisse per lo non potermi avere": oimè, quanto più è da pensare della sanità, la quale i sonni interi e le malinconie lontane essere dimostra: e però questo del tutto dei lasciare andare. Se dubiti non il tuo padre forse, come già fece, la voglia offendere, ciò non è da maravigliare, chè noi di niuna cosa abbiamo tanta ammirazione, quanto che egli ha tanto sofferta la sua vita, sappiendo come sia fatta quella che tu per lei meni. Onde ti dico che tenendo la maniera che fai, ragione hai di dubitare; ma volendo prendere conforto e seguire la via che io altra volta ti mostrai, niuna dubitazione te ne bisogna avere, chè io ti giuro per l’anima del mio padre che il re ama Biancifiore quanto figlia, e niuna cosa ad