Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/239

cosa che per questo io creda che fatto dovesse venire, ben che leggieri ci sia a provarlo, se buono vi pare -. Ascalion disse: Certo io l’avea per buono, però che, se egli avvenisse che per alcuna altra egli dimenticasse Biancifiore, più lieve sarebbe a trargli di cuore poi quell’altra che a volergli levare ora Biancifiore sanza alcun mezzo: con ciò sia cosa che le nuove piaghe con meno pericolo e meglio che l’antiche si curino e più tosto -. - Certo - disse il duca - questo è vero; e poi che vi pare, il provarlo niente ci costa; e però sopra questo pensiamo e veggiamo se niuna cosa ci giova, e se giovare la veggiamo, procederemo avanti con l’aiuto degl’iddii -.

Accordatisi costoro a questo, segretamente si misero a cercare di trovare alcuna giovane, la quale, il più che trovare si potesse, simigliasse Biancifiore, imaginando che quella più graziosa che alcuna altra gli sarebbe, e più tosto il potrebbe recare al disiderato fine. E cercando questo, da alcuno, il quale sempre in compagnia di Florio soleva andare, fu loro mostrate due giovanette di maravigliosa bellezza e di leggiadro parlare ornate, e discese di nobili parenti, le quali, secondo il detto di colui che le mostrò, assai delle bellezze di Florio si dilettavano, non come innamorate, però che non si sentiano eguali a lui, onde con la ragione raffrenavano la volontà. Le quali come costoro conobbero, assai si contentarono, dicendo: Prendiamle amendune, poi che Florio piace loro: elle s’ingegneranno bene di recarlo al loro piacere, e là dove l’una fallisse l’altra supplirà -. E questo diliberato, sotto spezie d’invitarle ad una festa, le si fecero chiamare all’ostiere. Le quali venute davanti al duca e ad Ascalion,