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Standosi un giorno il duca e Ascalion insieme ragionando molto efficacemente de’ fatti di Florio, disiderosi della sua salute, Ascalion cominciò così a dire: Sanza dubbio niuna cosa è tanto da Florio amata quanto Biancifiore; e questo il re, col farlo stare lontano ad essa, e noi con parole più volte ci siamo ingegnati di tirarlo indietro, nè mai abbiamo potuto: fermamente credo che piacer degl’iddii sia, al quale volersi opporre è mattezza. Ma non per tanto a tentare alcuna altra via forse non sarebbe reo, e per avventura ci verrebbe forse il nostro intendimento compiuto -. - E che via vi parrebbe da tenere? - disse il duca. Ascalion rispose: Io il vi dirò. I giovani, come voi sapete, sono vaghi molto de’ carnali congiungimenti, però che la pronta natura gl’induce a quello e per questi sogliono ogni altra cosa dimenticare. Florio mai con Biancifiore carnale diletto non ebbe; e se noi potessimo fare che con alcuna altra bella giovane l’avesse, leggiere saria dimenticare quello ch’egli non ha per quello che possedesse; e posto che in tutto non la dimenticasse, almeno tanto in lei non penserebbe; e in questo mezzo il re o gl’iddii provederebbono sopra questo, in modo che noi sanza vergogna o danno ne riusciremo; e se questa via non ci è utile, niuna altra utile ne conosco -. Gran pezza pensò il duca sopra questo, e poi disse: Ascalion, io mi maraviglio molto di voi. Ecco che quello che divisate venisse interamente fatto, che avremmo noi operato? Niente: che scioglierlo d’un luogo e legarlo in un altro, non so che si rilevi. Ma tanto potrebbe avvenire, che di leggiere peggioreremmo nostra condizione: e il trargli Biancifiore di cuore non è sì leggier