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lei, se così l’ami, e se ella così t’ama come tu di’: le quali cose tu cerchi di torle, menando la vita che tu fai, però che tu dei credere che se questo le sarà raportato di te, ella di dolore si consumerà sentendo che tu ti dolghi. Adunque niuna cagione nè ragione vuole che tu questa vita meni. Tu ami e se’ amato, de’ quali il numero è molto piccolo a cui questo avvegna, tu se’ con l’aiuto degl’iddii, i quali hanno sempre sollecitudine della tua salute, e questo hai tu per opera veduto. Dunque confortati; e se per te non ti vuoi confortare, confortati per amor di lei e di noi, acciò che ella e noi abbiamo ragione di rallegrarci. Ben se’ lontano a lei, che credo che sanza comparazione ti sia noioso; ma non si può sì dolce frutto, come è quello d’amore, gustare sanza alcuna amaritudine; e le cose disiderate lungamente giungono poi più graziose. A Penolope parea dolce appressarsi alla morte, sperando che ogni domane dovesse tornare Ulisse prima da Troia, e poi non sappiendo da che luogo. Pensa che tu non sarai tutto tempo qui, nè sanza lei. Se io fossi in tuo luogo, io userei per più sano consiglio il simulare. Io mostrerei, faccendo festa, che più di Biancifiore nè mi calesse nè me ne ricordassi, e ristrignerei l’amorose fiamme dentro con potente freno. Forse, così faccendo, il tuo padre si crederebbe che dimenticata l’avessi, e concederebbeti più tosto il tornare a rivederla. Quello che detto t’ho tu hai udito, e io te l’ho detto sì come colui che in simil caso il vorrei da altrui udire; ma non per tanto se altro consiglio più savio vedessi, arditamente lo scuopri a me, chè io non intendo di contradirti nè partirmi mai dal tuo piacere. Priegoti quanto più posso, come congiunto parente e