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s’ingegnò ritrarre indietro quello che agl’iddii saria impossibile frastornare, ma fattolo alla notizia del mio padre venire, egli imaginò che, lontanandomi da lei, della mia memoria la caccerebbe: la quale, se per la mia bocca tutto Letè entrasse, non la poria di quella spegnere. Ma non per tanto egli faccendomi lontanare da lei, non fu sanza gran dolore dell’anima mia e di quella di Biancifiore. E in questo luogo mi rilegò in essilio, sotto colore di volere ch’io studiassi. Ma qui dimorando, e trovandomi lontano a quella bellezza in cui tutti i miei disiderii si terminano e termineranno, incominciai a dolermi, nè mi lasciava il doloroso cuore mostrare allegro viso: e di questo vi poteste voi molte fiate avedere. Ora, come la mia doglia fosse manifesta al re m’è ignoto, ma egli, o per questa cagione o per altra iniquità compresa ingiustamente sopra la innocente Biancifiore, cercò d’uccider lei e nella sua morte l’anima mia: e voi foste presente al nascoso tradimento, nè non vi fu occulto lei essere a vilissima morte condannata nè di ciò niente mi palesaste. Ma li pietosi iddii e il presente anello non soffersero che questo fosse, ma questi mostrandomi con turbato colore lo stato di lei, e gl’iddii ne’ miei sonni manifestandolmi, mi fecero pronto alla salute d’essa, e porgendomi le loro forze, con vittoria la vita di colei e mia insiememente scampai, e poi ricevetti debita coronazione di tale battaglia, avendo già rimessa la semplicetta colomba intra gli usati artigli de’ dispietati nibbi: di che io ora ricordandomi, parendomi aver mal fatto, mi doglio. E più doglie mi recano le vere imaginazioni che per lo capo mi vanno, che mi