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e Florio vogliono che tu sii renduta ora al re Felice, acciò che del suo fallo egli si riconosca; ma renditi sicura che più da lui tu non avrai altro che onore. E io, quando tornerò a Montoro, farò sì che Florio verrà tosto a vederti, o egli manderà per te -. E mentre che così ragionando andavano, pervennero al reale palagio in Marmorina. Quivi smontati nella gran corte, Florio prese Biancifiore per mano, e così la menò nella sala davanti allo iniquissimo re, che ancora parlava con coloro che raportate gli aveano le novelle della morte del siniscalco. Il quale, vedendogli venire, si fece loro incontro, a cui Florio disse: Sire, io vi raccomando questa giovane, la quale io, con la forza dell’iddii e con la mia, della iniqua sentenza ho liberata; e per parte di Florio, per amore di cui io a questo pericolo, aiutando la ragione, mi sono messo, ve la raccomando e vi priego che più sopra di lei non troviate cagioni che faccino ingiustamente la morte parere giusta, come ora faceste, però che la verità pur si conosce infine, e degna infamia ve ne cresce: e appresso, quando la morte di colei, la quale innocente e giusta da tutti è conosciuta, e da voi più che da alcuno altro, cercate, insieme quella di Florio domandate: però tenetela omai più cara che infino a qui fatto non avete -; e datagliele in sua mano si tirò adietro.

Con lieto viso la prese il re, e abbracciatala come cara figliuola la baciò in fronte, e ella, savissima, incontanente piangendo si gittò in terra, e baciogli i piedi, e poi in ginocchie levata disse: Padre e signore mio, io ti priego che se mai in alcuna cosa ti offesi, che tu mi perdoni, chè semplicità e non malizia