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porgere alcuna pietà, narra davanti a tutto questo popolo in che maniera il veleno, del quale questa innocente giovane fu accagionata, fu mandato davanti al re -. A cui il siniscalco così rispose: Poi che gl’iddii v’hanno questa vittoria conceduta, e piace loro che la verità sia manifesta, io, la cui vita è nelle vostre mani, avvegna che poca rimasa me ne sia, il vi dirò come io potrò. Fatemi dirizzare in piè e sostenere ad alcuni, acciò che io stando alquanto alto possa da tutti essere udito e veduto -. Fecelo Florio sostenere a’ suoi sergenti medesimi, e egli così incominciò a dire:

- Egli è vero, o signori, che ancora non ha gran tempo, io amai sopra tutte le cose del mondo Biancifiore, e amandola molto, pregai il re, mio naturale signore, che gli piacesse di congiungerla meco per matrimonial legge, il quale liberamente mi promise di farlo; ma poi dicendo ad essa che me per marito donare le volea, ella rispose che sì vile uomo com’io era mai a suo potere non l’avrebbe, e che da ciò la dilungassero gl’iddii; e poi piangendo, gittandoglisi a’ piedi il pregò che gli piacesse che egli non la mi desse: onde egli mosso a pietà di lei, che come figliuola l’amava, disse: "Non piangere, che io nol ti donerò". Io, risappiendo queste cose, molto mi turbai, e quello amore ch’io le portava si convertì in odio, e sempre pensai come io vituperosamente la potessi o far morire o far che cacciata fosse; onde iermattina celebrandosi la gran festa della natività del re, io feci cuocere e segretamente avvelenare quel paone, il quale io poi a lei feci portare alla real mensa; e questo feci acciò che ella venisse a questa morte, dalla quale questo cavaliere vincendo l’ha scampata -.