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o d’altro arde tutto nel primo aringo: or che farà egli quando più sarà riscaldato nella battaglia? S’egli è iddio, io non gli potrò resistere; s’egli è uomo, molto mi sarà duro alla sua fierezza contrastare. Volontieri vorrei di tale impresa esser digiuno, ma più non posso -. E così dicendo, prestamente si dirizzò, e volontieri si saria partito se potuto avesse; e, traendo fuori la spada, disse: Faccino di me gl’iddii che loro piace: io pur proverò s’egli è così fiero con la spada in mano come con la pungente lancia, avanti che io, sanza aver bagnata la terra del mio sangue, mi voglia vituperosamente chiamare vinto -. In questo Florio s’appressò verso di lui e disse: Cavaliere, certo mala pruova ci fa il tuo orgoglio, e già del primo assalto stai male -. Disse il siniscalco: Niente sto peggio di te, se io fossi a cavallo; ma già questo vantaggio non avrai tu da me -. E questo dicendo, subitamente alzò la spada per ferire Florio sopra la testa, ma il colpo fu corto e discese sopra il collo del buon cavallo, al quale niuna resistenza valse che non partisse la testa dal busto, e cadde morto. Florio, vedendo il colpo, saltò tantosto a terra del cavallo, e acceso d’ira, tratta fuori la celestiale spada, andò verso di lui, e sì forte col petto l’urtò, che fatto il credette avere cadere, ma egli forte si ritenne pettoreggiando lui, non lasciandoselo da quella volta inanzi più accostare, ma ferendolo continuamente di gravi e spessi colpi. Florio ricevea sopra il rilucente scudo le molte percosse, quasi lui poco o niente ferendo; ma, stando sempre a riguardo, intendea di volere tutti i suoi colpi in uno recare, acciò che per molto ferire la celestiale spada non fosse avvilita. E quando