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Assai piacevano a Biancifiore queste parole, e molto in sè se ne confortava, e poi fra sè dicea: "Deh, chi è questo sì caro amico di Florio, che qui al mio soccorso è venuto? Or nol conosco io? Io soglio conoscere tutti coloro che amano Florio". E mentre questo fra sè ragionava, sempre guardava l’armato cavaliere nel viso, e quasi alcuna ricordanza le tornava d’averlo altre volte veduto; ma l’angoscia e la paura che per lo petto e per la mente le si volgeano, non lasciavano alla estimativa comprendere niuna vera fazione di Florio: e, d’altra parte, Florio per l’armi e per le lagrime aveva nel turato viso perduto il bel colore, il quale mai, avanti che a Montoro andasse, non s’era nel cospetto di Biancifiore cambiato. E volendolo ella domandare del nome, Massamutino apparve sopra il campo tutto armato con due compagni, ciascuno sopra altissimo destriere a cavallo, l’uno de’ quali li portava uno forte scudo avanti, nel quale un leone rampante d’oro in uno azzurro campo risplendea, e l’altro una corta lancia e grossa con un pennoncello a simigliante arme: per la qual cosa la gente tutta cominciò a gridare e a dare luogo, dicendo: Ora vedremo che fine avrà l’orgoglio del siniscalco -; e questo tolse a Biancifiore con subito tremore il non potere più parlare col cavaliere. Ma Florio sì tosto come questo udì, bassata la visiera dell’elmo, disse: O giovane, fatti sicura che ’l tempo della tua liberazione è venuto - e voltato al forte iddio e ad Ascalion, disse: O somma deità nascosa nella vermiglia luce, e tu, caro compagno, ecco il mio avversario: alla battaglia non può essere più indugio. Io vi priego che questa giovane vi sia raccomandata, sì che, mentre che io combatterò, alcuna