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a’ sergenti che incontanente la mettessero nel fuoco, e lasciassero dire il cavaliere: che, se difendere la volea, fosse venuto avanti che la sentenza fosse data, chè omai tornare non si può ella indietro per cosa che alcuno dica. Florio si volse subito a’ sergenti, dicendo: Nullo di voi la tocchi per quanto la vita gli è cara: lasciate abbaiare questo cane quanto egli vuole; se egli disidera di farla morire venga avanti egli a toccarla -. Allora Massamutino, enfiato e pieno di mal talento, spronò il cavallo adosso a Florio, e disse: Villan cavaliere, chi se’ tu che sì contrari la nostra potenza con sì oltraggiose parole? Poco che tu parli più avanti, io ti farò prendere e ardere con lei insieme. Via, levati di qui incontanente -. Florio non potendo più sostenere, alzò allora la mano, e diedegli sì gran pugno in su la testa, che quasi cadere lo fece sopra l’arcione della sella tutto stordito; e questo fatto rizzatosi sopra le strieve, e accostatosi a lui, preso l’avea sotto le braccia per gittarlo dentro all’acceso fuoco; ma molti furono gli aiutatori, quasi più per iscusa di loro che per buona volontà, i quali se stati non fossero, finita era quivi la rabbia del siniscalco. Ma trovandosi egli dilibero da Florio, voltate le redini del corrente destriere, avacciandosi n’andò al real palagio; e venuto nella presenza del re vi trovò alcuni mandati da’ nobili uomini che udite aveano le parole di Florio, i quali da parte loro gli recitavano l’accidente. A costoro ruppe il siniscalco il parlamento, giungendo furioso, e così disse: Ahi, signor mio, ascolta le mie parole. Là alla Braa è venuto il più villan cavaliere che unque portasse arme, insieme con un compagno, tutti armati, e dice che provare mi