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almeno non avessi al mio soccorso cercato alcuno rimedio, volendo sapere la cagione della mia morte da me, se lecita è o no; o solamente saresti venuto a vedermi inanzi ch’io morissi, mostrando che della mia morte portassi gravissimo dolore. Oimè, che tu forse aspetti che io il ti mandi a dire, ma tu non pensi com’io posso, che non che mandare a dirtelo mi fosse lasciato, ma una picciola scusa non è voluta ascoltare da me, nè consentito che ascoltata sia; avvegna che tu il sai, nè ti potresti scusare che tu nol sapessi, però che, poi che io misera fui tratta di prigione, io ho tacitamente udito ragionare a molti che il duca e Ascalione per non vedere la mia morte se ne sono venuti costà, e so che essi t’hanno contato tutto il mio disaventurato caso, come coloro che ’l sanno interamente. Dunque perchè non mi vieni ad aiutare? Chi aspetti tu che si lievi in mio aiuto, se tu non vi ti lievi? Forse tu dubiti d’aiutarmi, dicendo: "Ella muore giustamente: leverommi io a volere difendere la ingiustizia?". Certo tu se’ ingannato, che non che gli uomini ma i bruti animali pare che ne parlino che la morte ch’io vo a prendere m’è ingiustamente data, e tu me ne se’ principale cagione. E se pur giustamente la ricevessi, pensando al grande amore che io t’ho sempre portato, non mi dovresti tu ragionevolmente aiutare e difendere da sì sozza morte, acciò che la gente non dicesse: "Colei, cui Florio amava cotanto, fu arsa"? E ancora ho udito affermare ad alcuni che per niuna altra cosa si partì Ascalion di qua, se non per venirloti a dire. Ma quando egli mai non te l’avesse detto, il mio anello, il quale io ti donai quando da me ti partisti,