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tua compagna, i quali io priego che ti perdonino la ingiusta morte alla quale tu mi mandi sanza ragione. E certo più onore vi tornava a tutti l’essere degnamente stati pietosi, che ingiustamente crudeli verso me, che mai a’ vostri onori non ruppi fede; e ancora li priego che essi sieno a voi più prosperevoli che a me non sono stati -. E dicendo Biancifiore queste parole, il siniscalco su un alto cavallo, con un bastone in mano sopravenne, e dando su per le spalle a’ sergenti che la menavano, e a lei disse: Via avanti, non bisognano al presente queste parole: priega per te, non per loro -. Onde Biancifiore piangendo bassò la testa, andando oltre sanza più parlare. Il re e la reina, che quelle parole aveano udite, alquanto più che l’usato modo costretti da pietà, cominciarono a lagrimare: e in tanto ne dolfe alla reina, che molto si pentì del malvagio consiglio che al re donato avea, e volontieri avrebbe tutto tornato adietro, se con onore del re e di lei fare l’avesse potuto. I sergenti tiravano forte e vituperosamente Biancifiore verso la Braa, ove il fuoco apparecchiato già era; e ella che del cospetto dello iniquo re s’era piangendo partita, andava col capo basso, pianamente dicendo: "Oimè, Florio, ove se’ tu ora? Deh, se tu m’amassi come tu già m’amasti e come io amo te, e sapessi che la mia vituperevole morte mi fosse sì vicina, che faresti tu? Certo io credo che tu porteresti grandissimo dolore: ma tu non m’ami più. Io conosco veramente il tuo amore essere stato fallace e falso; che se perfetto e buono fosse stato, come è stato il mio verso di te, niun legame t’avrebbe potuto tenere a Montoro, che