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LIBRO PRIMO 7

Florio, figliuolo di Felice grandissimo re di Spagna, recitando i suoi casi con amorose parole. Le quali udendo la gentilissima donna, senza comparazione le piacquero, e con amorevole atto verso di me rivolta, lieta, così incominciò a parlare: certo grande ingiuria riceve la memoria degli amorosi giovani, pensando alla grande costanza de’ loro animi, i quali in uno volere per l’amorosa forza sempre furono fermi servandosi ferma fede, a non essere con debita ricordanza la loro fama esaltata da’ versi di alcun poeta, ma lasciata solamente ne’ fabulosi darlari degli ignoranti; ond’io, non meno vaga di potere dire ch’io sia stata cagione di rilevazione della loro fama che pietosa de’ loro casi, ti priego che per quella virtù che fu negli occhi miei il primo giorno che tu mi vedesti e a me per amorosa forza t’obligasti, che tu affanni in comporre un picciolo libretto volgarmente parlando, nel quale il nascimento, lo innamoramento e gli accidenti de’ detti due infino alla loro fine interamente si contenga: e questo detto, si tacque. Io sentendo la dolcezza delle parole procedenti dalla graziosa bocca, e pensando che mai, cioè infino a questo giorno, di niuna cosa era stato dalla nobilissima donna pregato, il suo prego in luogo di comandamento mi riputai, prendendo per quello migliore speranza nel futuro de’ miei disii, e così risposi: valorosa donna, la dolcezza del vostro prego, a me espresso comandamento, mi stringe sì, che negare non posso di pigliare e questo e ogni maggiore affanno che a grado vi fosse, avvegnachè a tanta cosa insofficiente mi senta: ma seguendo quel detto, che alle cose impossibili niuno è tenuto, se-