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mano un poco di cerchio, fa che il petto del tuo cavallo alla spalla sinistra del suo si dirizzi, e quivi fieri se puoi, chè tal ferire sarà sanza danno di te. Ma poi che le lance più non adoperranno, non esser lento a trar fuori la spada; ma non voglio però che tu meni molti colpi, ma maestrevolemente, quando luogo e tempo ti pare di ferire a scoperto, copertamente fieri, sempre intendendo a coprire bene te, più che al ferire molto l’avversario, infino a tanto che tu vegga lui stanco e fievole, e al di sotto di te, chè allora non si vogliono i colpi risparmiare. E guardera’ti bene che per tutto questo niente di campo ti lasci torre, però che con vergogna sarebbe danno. Nè ti lasciare abbracciare, se forte non ti senti sopra le gambe: la qual cosa s’avviene, non volere troppo tosto sforzarti d’abbatterlo in terra, ma tenendoti ben forte lascia affannar lui, il quale quando alquanto affannato vedrai più leggiermente potrai allora mettere le tue forze e abbattere lui. E sopra tutte cose ti guarda degli occulti inganni: i tuoi occhi e il buono avviso continuamente te ne ammaestrino. Nè niuno romore o di lui o del circustante popolo ti sgomenti, ma sanza niuna paura ti mostra vigoroso; incontanente la tua parte fia aiutata dal grido: e il nimico vedendoti ognora più vigoroso, dubiterà della tua vittoria, però che bene ti seggono l’armi indosso e bellissimo e ardito ti mostrano, più che altro cavaliere già è gran tempo vedessi -. Florio con disiderio ascoltava queste parole, notandole tutte, e volontieri vorrebbe allora essere stato a’ fatti, e molto gli noiava il picciolo spazio di tempo che a volgere era, e in se medesimo molto si gloriava veggendosi armato;